50.50: News

In Italia le donne stanno organizzando proteste per il diritto all’aborto

Per questo weekend i movimenti femministi hanno lanciando un appello alle donne di tutta Italia per contrastare un provvedimento regionale che fa entrare i gruppi antiabortisti dentro i consultori

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Claudia Torrisi
16 April 2021, 10.12am
150,000 people from all over Italy gather and march against the 13th World Congress of Families, in Verona, Italy, 30th March 2019.
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Photo by: Ferdinando Piezzi / Alamy Stock Photo. All rights reserved.

In Italia i movimenti femministi sono abituati a combattere. Anche durante una pandemia globale. L’aborto è legale nel paese dal 1978, ma da allora è sotto costante attacco da parte di gruppi ultraconservatori e governi locali di destra. Questo weekend, le femministe hanno lanciato un appello alle donne italiane da Nord a Sud affinché facciano sentire la loro voce e prendano parte a una protesta online e offline - nel rispetto delle misure di sicurezza per evitare il contagio da coronavirus.

L’ultimo attacco alla legge 194 è arrivato dalla Regione Piemonte. Il governo regionale, di destra e conservatore, ha pubblicato un bando per organizzazioni impegnate nei servizi della tutela materno-infantile disposte a collaborare con le Asl. 

Tra i criteri per partecipare, c’è la “presenza nello statuto della finalità di tutela della vita fin dal concepimento e/o di attività specifiche che riguardino il sostegno alla maternità e alla tutela del neonato”. In altre parole, il Piemonte vuole aprire le porte ai movimenti antiabortisti. Le organizzazioni contro la libertà di scelta sono già pronte per prendere il loro posto all’interno di ospedali pubblici e consultori.

“Aspettiamo da decenni questo momento e finalmente ci verrà riconosciuto questo ruolo fondamentale di poter entrare nella dissuasione e di poter attuare quella parte che la legge 194 consente”, ha detto la presidente di Federvita Piemonte, che è parte di una federazione antiabortista legata a Heartbeat International, un gruppo della destra cristiana statunitense. Il riferimento è all’articolo 2 della legge 194, che dice che i consultori “assistono la donna in stato di gravidanza [...] contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all'interruzione della gravidanza”. I gruppi antiabortisti utilizzano da tempo questa previsione come scappatoia per legittimare la loro opera di dissuasione delle donne dal cercare un aborto. 

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L’anno scorso, un’inchiesta di openDemocracy in 18 paesi ha mostrato come Heartbeat e altre organizzazioni antiabortiste diffondano disinformazione e affermazioni fuorvianti e manipolatorie. 

La manifestazione a Torino

I movimenti femministi hanno deciso di rispondere alla decisione della Regione Piemonte organizzando proteste per sabato pomeriggio in diverse città, tra cui Torino. Hanno invitato tutte le donne, le persone e le realtà che hanno a cuore l’autodeterminazione ed il diritto all’aborto” a combattere contro una decisione che consentirebbe ai movimenti contro l’aborto di diffondere “la loro propaganda ideologica dentro gli ospedali e i consultori”.

“Il governo locale vuole far entrare i movimenti antiabortisti dentro i consultori. Li chiamiamo antiabortisti, non ‘pro-life’. Lo diciamo perché la vita è la nostra, non la loro”, ha detto a openDemocracy Carla Quaglino, co-presidente della Casa delle Donne di Torino, a nome della rete “Più di 194 voci”.

La manifestazione di Torino - che sarà statica, a causa delle restrizioni per il contenimento di COVID-19 - è stata organizzata da “Più di 194 voci” e dal gruppo femminista Non Una di Meno (NUDM), nato nel 2016 e composto perlopiù da donne giovani tra i venti e i trent’anni. “Davanti a un attacco così grande dovevamo rispondere con un approccio intergenerazionale. Siamo donne di tutte le età, abbiamo approcci diversi, ma saremo insieme, ognuna con le sue forze”, ha detto Martina, di NUDM Torino.

La chiamata locale a scendere in piazza è stata accompagnata da un appello nazionale. Il Piemonte non è l’unica regione guidata dalla destra che ha attaccato la legge 194 negli ultimi mesi. All’inizio di quest’anno, in Abruzzo, Umbria e Marche, i governi locali hanno limitato l’accesso all’aborto farmacologico.

“Sabato pomeriggio saremo in collegamento con altre attiviste e proteste in altre città nelle regioni che hanno subito questi attacchi”, ha detto Quaglino, che ha spiegato che la situazione dei diritti riproduttivi in Italia in generale non è buona. C’è un alto tasso di medici che si dichiarano obiettori di coscienza, consultori definanziati e problemi nell’accesso all’aborto farmacologico. Nonostante lo scorso agosto il Ministro della Salute abbia stabilito che la RU486 possa essere somministrata non solo negli ospedali, ma anche nei consultori, pochissime regioni si sono adeguate alle nuove norme. 

Ecco perché le attiviste femministe sostengono che queste proteste non riguardano solo la difesa della legge 194: “Vogliamo più consultori, più fondi per la salute riproduttiva e l’applicazione delle nuove regole sull’aborto farmacologico”, ha spiegato Quaglino.

Secondo Martina di NUDM Torino, questa battaglia unitaria è iniziata a Verona nel 2019. Quell’anno, donne da tutta Europa si sono ritrovate nella città veneta per opporsi al Congresso Mondiale delle Famiglie (WCF), il network di organizzazioni anti-abortiste e anti-LGBT.  “Quelle che hanno partecipato al WCF sono le stesse persone che la Regione Piemonte vuole mettere dentro i consultori. C’è un piano politico per reprimere i diritti delle donne a livello locale, nazionale e anche internazionale - basti pensare a quello che sta succedendo in Polonia”, ha affermato. 

“Non vogliamo difendere semplicemente quello che abbiamo, ma passare all’attacco. Vogliamo di più”, ha detto Martina. “Questo sarà un giorno di sorellanza nazionale in Italia, ma sarà anche un lungo percorso”.

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